Il filo di Arianna, 1983/85
L’inizio, a 18 anni, senza una identità e il privilegio di possedere un apparecchio fotografico e farlo diventare uno strumento per delle risposte adolescenziali complesse. Il filo di Arianna è il tentativo di riprendersi il filo della vita rivisitando con la fotografia quei segni, quei luoghi di un vissuto proprio rifiutato. È l’inizio della ricostruzione della mia persona alla ricerca di qualche verità alla quale ancorarsi. Ma è prima di tutto la consapevolezza del ‘Dono’ della fotografia da proteggere e custodire perché mi è chiaro che è lì il mio stare al mondo.
Impasto, 1989/91
“Il laboratorio di Neiwiller è lo stimolo a solleticare le corde interne del pensiero e dell’emozione, affinché diventino epifanie pure e scarnificate” (Leo De Berardinis)
Impasto è l’applicazione metodica e sostanziale del laboratorio del regista teatrale Antonio Neiwiller.
La tinozza dell’impasto è in ciò che da mia madre ho ereditato, lei, che il pane lo faceva, e diventa luogo nudo e aperto all’altro con la fotografia. È anche il momento della consapevolezza di una memoria ritrovata e l’ambizione di voler conoscere quella dell’Uomo, facendo ‘laboratorio’, quei soggetti essenziali che ad esso appartengono.
Antonio Biasiucci
Antonio Biasiucci nasce a Dragoni (Caserta) nel 1961. Nel 1980 si trasferisce a Napoli, dove comincia un lavoro sugli spazi delle periferie urbane e contemporaneamente una ricerca sulla memoria personale, fotografando riti, ambienti e persone del paese nativo. Nel 1984 inizia una collaborazione con l’Osservatorio vesuviano, svolgendo un ampio lavoro sui vulcani attivi in Italia. Nel 1987 conosce Antonio Neiwiller, attore e regista di teatro: con lui nasce un rapporto di collaborazione che durerà fino al 1993, anno della sua scomparsa. Fin dagli inizi la sua ricerca si radica nei temi della cultura del Sud e si trasforma, in anni recenti, in un viaggio dentro gli elementi primari dell’esistenza. Ha ottenuto importanti riconoscimenti, tra cui, nel 1992, ad Arles, il premio “European Kodak Panorama”; nel 2005 il “Kraszna/Krausz Photography Book Awards”, per la pubblicazione del volume Res. Lo stato delle cose (2004) e, nello stesso anno, il “Premio Bastianelli”. Numerosissime le mostre personali e le partecipazioni a mostre collettive, a festival e rassegne nazionali e internazionali. Ha collaborato inoltre a diversi progetti editoriali, e ha partecipato a importanti iniziative culturali di carattere sociale. Biasiucci è stato invitato fra gli artisti del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 2015.
Molte sue opere fanno parte della collezione permanente di musei e istituzioni, in Italia e all’estero, tra cui: Istituto nazionale per la grafica, Roma; MAXXI, Roma; PAN Palazzo delle Arti, Napoli; MADRE-Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina, Napoli; Metropolitana di Napoli; Galleria Civica di Modena; Museo di fotografia contemporanea Villa Ghirlanda, Cinisello Balsamo (Milano); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per l’Arte Contemporanea, Guarene (Cuneo); Fondazione Banco di Napoli; Collezione Banca Unicredit, Bologna; Bibliothèque nationale de France, Parigi; Maison Européenne de la Photographie, Parigi; Château d’Eau, Tolosa; Musée de l’Elysée, Losanna; Centre de la Photographie, Ginevra; Fondazione Banca del Gottardo, Lugano; Centre Méditerranéen de la Photographie, Bastia; Galerie Freihausgasse, Villach (Austria); Departamento de investigación y documentación de la Cultura Audiovisual, Puebla (Messico), Mart, Rovereto.
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cm 60 x 50
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12 stampe, cm 35 x 53
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