Housing
Torna nelle opere dello street artist berlinese il tema dell’abitazione, non come luogo del vissuto privato, ma come elemento identificativo e di scansione di spazi più complessi. A partire dall’ossessiva ripetitività dei moduli prefabbricati dell’edilizia residenziale dell’ex Germania dell’Est, Evol ripropone nelle sue opere le griglie grafiche delle facciate sempre identiche a se stesse, provocando nell’osservatore fascinazione e straniamento, costringendolo a riflettere sul rapporto tra identità personale e concezione collettivista della pianificazione territoriale.
Evol trasforma elementi di materia urbana in edifici in scala ridotta, utilizzando bombolette spray e stencil. Predilige le installazioni, perlopiù collocate in reali contesti urbani, per le quali utilizza, ad esempio, scatole di derivazione delle linee telefoniche che trasforma in edifici in miniatura. In altri casi, oggetti di arredo, come alcune vecchie cassettiere da ufficio, diventano per opera dell’artista quartieri residenziali ripetitivi e degradati di anonime periferie. Parallelamente utilizza materiali di recupero, con una particolare predilezione per i cartoni trovati per strada.
Il colore dei diversi materiali diventa quello della facciata del palazzo, cui sono aggiunte finestre, balconi, impalcature, antenne e cavi elettrici con una resa iperrealistica. Vecchie etichette, nastro adesivo o timbri sopravvissuti testimoniano l’originaria provenienza delle superfici pittoriche.
Evol non sottovaluta la relazione con i viventi. Essi non sono soltanto citati negli oggetti che inserisce nelle proprie composizioni: all’uomo è, infatti, riservato un ruolo “gigante” quando, in occasione del MS Dockville Festival di Amburgo, realizza una underground city in miniatura, scavata al di sotto del piano di calpestio, con strade tra gli edifici abbastanza grandi da permettere alle persone di camminarvi dentro, proprio come giganti.