A cantare quest’epopea di muscoli e ingranaggi è una donna minuta, timida, sorella di Isaac Rabinovič, uno dei più importanti scenografi del Bolshoi. Insieme studiano a Kiev negli atelier di Alexander Murashko e di Alexandra Exter. Insieme arrivano a Mosca sull’onda della Rivoluzione. E a Mosca Rosalia si iscrive alla classe di pittura di Robert Falk nella prestigiosa scuola del VChUTEMAS. Sotto l’ala del fratello, che la protegge ma le fa ombra, la Rabinovič realizza una serie di disegni per tessuti, pannelli di propaganda, pubblicità per i magazzini GUM, e ancora bozzetti per diplomi e onorificenze di partito. Nel 1933 entra come insegnante nella “Casa centrale dell’educazione artistica per i bambini”. Nel 1937 le opere dei suoi allievi sono esposte all’Expo di Parigi e nel 1939 alla World’s Fair di New York. Dopo la guerra, nel 1948, partecipa alla costruzione del Palazzo dei Soviet. Dagli anni ’50 insegna nell’atelier di pittura per bambini presso la “Casa dell’Architettura di Mosca”. Dopo la morte di Stalin, si dedica a temi più sentimentali e intimisti. Scompare il rosso ed emerge una tavolozza di colori tenui e delicati. Alla fine dello Stalinismo, il materiale di propaganda viene nascosto dall’artista nella sua abitazione, presso la komunalka al n.17 di Ulitsa Staraya, a Mosca, dove la Rabinovič ha vissuto dal 1929 al giorno della sua scomparsa, il 4 febbraio 1988, a 92 anni. Soltanto dopo la sua morte, i disegni degli anni ’30, affidati a un nipote, sono tornati fortunosamente alla luce.
1931
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1932
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